Nel 1930 viene pubblicato per la prima volta il resoconto dei primi dieci anni di vita del Berliner Psychoanalytisches Institut: testo che lascia il lettore odierno davvero impressionato e colpito di fronte alla testimonianza - dei principali collaboratori e allievi di Freud – degli sforzi e dell'energia dedicata al fine di dare la possibilità di accedere alla cura psicoanalitica anche agli strati meno abbienti della società, che non potevano pagarsi un trattamento privato.
In un periodo di crisi economica e di precarietà lavorativa come il nostro, la proposta del Policlinico di Berlino e il commento di Sigmund Freud - padre della psicoanalisi - che qui abbiamo citato in epigrafe dimostrano tutta la loro attualità, coniugando le esigenze etiche e sociali del diritto alla cura con quelle scientifiche della diffusione della psicoterapia e della ricerca e cultura di matrice “psi”.
Quello proposto da Marano Solidale insieme a Nèfesh è quindi un laboratorio esperenziale, una praxis che mette in discussione il principio, a volte implicito ed altre esplicito, per cui il valore simbolico e sociale e l'efficacia della psicoterapia abbiano un qualche nesso con l’onorario del professionista; o che il metro più adeguato per misurare la motivazione di un paziente sia la quantità di denaro che è disposto a spendere per la sua psicoterapia. In questo contesto, la logica contenuta nel nostro orientamento abbraccia un vertice etico e scientifico e non un movente economico: adattare il prezzo della psicoterapia alle possibilità economiche dei pazienti, rendere "popolare" la psicoterapia equivale a vivificare la psicoterapia stessa; esportarla oltre le mura della stretta élite che può concedersi un costoso trattamento per i propri malesseri esistenziali significa esplorare frontiere nuove, entrare in contatto con i nuovi malesseri dell'oggi che troppo spesso sono messi in subordine dalla psicoterapia “di qualità”, che restringe il confine del dolore psichico a un perimetro asfittico, che opera una "selezione naturale del dolore" economicamente orientata.
L’adesione al registro delle ONLUS rappresenta il tassello che chiarisce il senso complessivo della nostra azione sociale: il denaro non può costituire un fine per lo psicoterapeuta, né uno sbarramento e un motivo di rassegnazione per il paziente. La mission è quella di uscire dall' “afasia sociale” che impedisce di dar voce, spazio e senso al dolore psichico di ciascuno.